I professionisti salvino i dilettanti!

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Ci risiamo nuovamente. Dopo il blocco dei campionati dilettantistici nel Marzo scorso, il Governo di concerto con la Federazione Italiana Gioco Calcio, ha deciso di fermare la base del gioco più popolare al mondo per evitare il dilagarsi di questo maledetto virus che ci attanaglia da quasi un anno. Decisone giusta o decisione sbagliata? Di certo noi volontari, appassionati e “malati” di questo bellissimo sport non abbiamo le competenze per poterlo stabilire, ma, una sensazione l’abbiamo quasi acquisita ed è quella che di questo passo si rischia di rompere definitivamente il giocattolo. Quelli del calcio dilettantistico sono numeri di tutto rispetto che devono far riflettere bene chi governa questo sport. I dati della stagione 2019/20 dicono che solo nei campionati dilettantistici (Prima, Seconda e Terza Categoria, Promozione e Eccellenza) partecipavano 365.034 tesserati, mentre 680.531 erano i giovani delle scuole calcio e dei settori giovanili dilettantistici, per un totale di iscritti a livello nazionale di 1.045.565. Parliamo quindi di oltre un milione di persone che rappresenta il serbatoio naturale della quarta industria d’Italia che è il calcio professionistico. Possiamo benissimo dire che senza il mondo dei dilettanti non ci sarebbero i tanti campioni che oggi ammiriamo in serie A e soprattutto, per parlare in senso economico, il merchandising delle società professionistiche non avrebbe senso di esistere perché le magliette dei campioni non sarebbero acquistate da quei giovani che hanno il sogno di emulare le gesta sportive dei propri eroi.
Detto questo ad oggi l’unica certezza e quella che l’intero movimento ripartirà solo in condizioni adeguate e solo quando la curva dei contagi lo permetterà. Intanto in questi giorni è arrivata la decisione di fermare anche la Serie D, con le varie società che chiedevano nuovi protocolli, visto il registrarsi di molti positivi in diverse squadre che hanno fatto rinviare molte gare.
Questo è il frutto dell’incertezza che sta circondando il mondo dei dilettanti che si sta barcamenando in un continuo tira e molla tra chi non vuole assumersi responsabilità. In tutto questo marasma e di fronte ad una crisi senza precedenti per lo sport dilettantistico non c’è nessuno all’interno delle istituzioni che dia delle direttive oppure che intavoli progetti per una rinascita di questo immenso movimento sportivo.
L’unica idea interessante per la sopravvivenza del movimento dilettantistico arriva da Daniele Adani, ex difensore di Brescia, Fiorentina e Inter che attraverso il blog di Bobo Vieri ha espresso la propria opinione a riguardo delle difficoltà delle leghe inferiori, in particolare quelle dilettantistiche.
“Dobbiamo rispettare e dare un abbraccio al calcio dilettantistico – ha dichiarato Adani -. L’unico modo per salvare il calcio dilettantistico è che i giocatori di Serie A vadano a tassare il loro stipendio del 5% e lo donino ‘con grande gioia’ al Mondo Dilettanti, perché nessuno lo aiuta. Facendo quel gesto, loro salvano sé stessi, perché tutti sono partiti da lì e tanti ci tornano. Quando il calcio a certi livelli finisce, molti tornano nel paese, facendo da esempio per gli altri, creando scuole calcio ed accademie, selezionando allenatori e svolgendo tanti altri ruoli. Se non sostieni il calcio che è territorio, finisce tutto”.
Parole importanti quelli dell’ex giocatore professionista, oggi ammirato commentatore sportivo. Un’analisi quella di Adani che ha messo sullo stesso piano il mondo professionistico con quello dilettante, due universi tanto lontani, ma, estremamente vicini se si pensa che si parte sempre dalla base, dai campi polverosi e si ritorna alle origini dopo una carriera passata in scenari più prestigiosi. Voglio terminare questo editoriale ancora con un passaggio delle dichiarazioni di Adani che sono l’essenza del calcio e dello sport in generale con l’augurio che si possa tornare nuovamente alla normalità e al calcio giocato.
“I calciatori sono i protagonisti. Lo spettacolo passa da loro, loro devono dare voce a chi non ha voce. Devono creare un sistema che aiuti il calcio in città, in provincia, in oratorio. A certi livelli non è un 5% che fa la differenza, però per il calcio dilettantistico un 5% è tanto. Il calcio è di tutti, sosteniamolo insieme”.

Fabio Fichera
Resp. Comunicazione
UPD Santa Croce Calcio